BMW M3 E46: la M più pistaiola di tutte


M3. Una sola sigla per definire la brutalità meccanica di un auto capace di far emozionare gli appassionati di auto di tutto il mondo. Un'auto da pista omologata per poter girare per le nostre strade, con la sua linea apparentemente normale ma che invece riesce a scatenare il putiferio quando si preme il pedale del gas. 


Queste parole sono la sintesi di un'auto nata per dominare i campionati dove doveva correre, omologata inizialmente in pochi esemplari e poi visto il successo di vendite BMW decise di metterla nel proprio listino. Stiamo parlando della M3 E30, la progenitrice della stirpe di M3 che hanno reso famosa la casa di Monaco nel mondo e nel motorsport. 

Ma passando alla M3 E46 possiamo trovare l'apice tecnico del mitico 6 cilindri in linea usato dalla casa dell'elica per motorizzare le proprie auto più sportive. Il primo 6 cilindri infatti fu introdotto con l'uscita della M3 E36 denominato con la sigla s50b30. Poteva vantare 3.0 l di cilindrata e 286 cv ma cosa più importante, era dotato del sistema di controllo elettronico di apertura e chiusura delle valvole denominato VANOS(lontanissimo parente del sistema vtec honda). Ma nel modello E46 vennero apportate numerose modifiche a cominciare dalla cilindrata portata da 3.0 l a 3.2 l, fu modificato l'impianto di aspirazione e di scarico e venne introdotto il doppio VANOS l'evoluzione del controllo elettronico presente nell'antenata E36. Queste modifiche portarono la potenza da 286 cv a 343 cv, disponibili a quota 7900 rpm. Il numero di rpm di quest'auto è un'altro dei suoi punti forti che permettono di spremere ogni singolo cv dal nuovo propulsore denominato s54b32. Esternamente la linea non si discosta molto dalla BMW serie 3 normale della serie E46 a parte l'altezza da terra, un piccolo spoiler, paraurti diversi e i quattro terminali di scarico. Ma e la sostanza che conta, e nella M3 c'è nè molta. Oltre al potente motore 6 cilindri ad aspirazione naturale possiamo trovare un cambio che all'epoca era estremamente innovativo: l'SMG 2(ovverosia Sequenzielles Motorsport Getriebe). Questo cambio nato dall'esperienza BMW nel campionato di Formula 1 permetteva cambiate così veloci che ancora oggi le auto faticano ad eguagliare. Le cambiate infatti avvenivano in soli 80 millisecondi, inoltre per scattare ancora più ferocemente da fermi era disponibile il Launch control. Tutto ciò rendeva la M3 un'auto più simile ad un'auto da corsa, ma questo non bastava a BMW che nel 2003 lanciò nel mercato una versione ancora più estrema della M3. la CSL.
LA CSL
La CSL (acronimo di Coupè Sport Lightweight) uscì nel marzo 2003 e rendeva la M3 di serie ancora più leggera e potente. Infatti grazie alla fibra di carbonio, ai sedili a guscio, cofano posteriore allegerito e cerchi BBS da 19' in alluminio il peso diminuì di 110 kg. La potenza invece passo da 343 cv a 360 cv grazie all'uso di nuovi alberi a camme e valvole, di una nuova centralina e di un'aspirazione migliorata con airbox, anch'esso in carbonio. E per non farsi mancare niente la casa di Monaco ha dotato la sua auto di pneumatici semislick che rendono la CSL incredibilmente composta in curva. Tutte queste modifiche hanno permesso alla CSL di girare nel mitico nordschleife in soli 7.50 minuti ,cioè 32 secondi più veloce della M3 E46 normale. Esternamente possiamo trovare lo splitter anteriore e il tetto carbonio, il cofano posteriore con uno spoiler più pronunciato e i fantastici cerchi da BBS.  





Nel 2001 poi per gareggiare nell'ALMS la BMW presentò la M3 GTR, cioè la versione da gara. Questa auto per essere all'altezza delle Porsche fu dotata di un motore V8 da 500 cv che nei pochi esemplari stradali necessari per l'omologazione fu depotenziato a 350 cv.






-Riccardo-

Le grandi Maserati: La Quattroporte del 1963






La clientela Maserati degli anni sessanta guidava con grande stupore e piacere la 3500 GT, il primo gran turismo all'italiana.

Comunque gli stessi clienti desideravano possedere una vettura più spaziosa, ma altrettanto veloce ed affidabile. In quegli anni il mercato era diviso tra le GT 2+2 Ferrari, Maserati, Jaguar, Aston Martin e le grosse e tranquille berline  Rolls-Royce, Mercedes 300 SE, Jaguar Mark X, che al massimo raggiungevano i 200 Km/h.

Quattroporte 1 - prima serie
Negli Stati Uniti in quegli anni venivano effettuati tentativi di allestire alcuni modelli di berline ad alte prestazioni, che ben presto si erano arenati. Anche in Maserati sussistevano notevoli perplessità nel percorrere questa strada, avendo il timore che il mercato nazionale non fosse pronto a ricevere questo tipo di prodotto pregiato.


La Quattroporte è stata l'auto più controversa della storia centennale Maserati.
La sua messa in produzione fu lungamente sofferta dato che il prodotto era così importante ed innovativo, ed il successo appariva un po tanto incerto. La struttura comunque, poneva problemi nuovi e mai affrontati; il motore era già stato definito ancora nel 1956: doveva essere il V8 di 90°.
Intanto quel motore andava ad equipaggiare le 36 unità della 500 GT dei primi anni sessanta. Portato a 4136cc erogava 260cv a soli 5000 giri/min con un ottima coppia già a 3000 giri/min.
Il cambio era l'affidabile ZF-S5-325 a 5 velocità, o a richiesta c'era l'automatico Borg Warner. Per il ponte posteriore si optò per il De Dion delle leggendarie 250F e 300S per consentire una guida sportiva anche se con un passo di 2750 mm ed un peso di 2000 Kg a pieno carico. Il telaio, di nuova concezione, era in lamiera scatolata, portante con la carrozzeria.



La Quattroporte fu presentata al Salone di Torino nel novembre del 1963 insieme al "coupè Mistral" (disegnata dal designer "Frua").
La nuova berlina era in grado di ospitare cinque passeggeri che potevano mettere le loro valige in un ampio vano bagagli. La vettura raggiungeva i 230 km/h ed accelerava da 0-100 km/h in 8 sec. Alla velocità di crociera (superiore ai 200 km/h) la Quattroporte garantiva lunghi viaggi nel massimo confort, non c'era berlina che la potesse superare! 
Quattroporte 1 - seconda versione
Gli interni erano realizzati in pelle Connolly, i vetri delle porte particolarmente curvi per l'epoca erano a comando elettrico, mentre il condizionatore era disponibile solo su richiesta.
La produzione totale solo della "prima serie" (iniziata nel 1964) fu di 260 unità.
Nel 1963 questa berlina di lusso aveva l'astronomico prezzo di 6.230.000 lire.


Da questo splendido modello ebbe inizio la serie delle Quattroporte della Casa del Tridente composta da 7 versioni che si susseguiranno per ben 51 anni.


-Vittorio-

Rimac One: l'auto che non ci si aspetta

Il nome Rimac, anche agli appassionati di auto più esperti, dirà poco o nulla. Cominciamo subito col dire che questa casa automobilistica ha sede in Croazia nelle vicinanze di Zagabria, la capitale. La cosa più sorprendente è che questa casa automobilistica costruisce solamente automobili con alimentazione elettrica ad alte prestazioni. E la Rimac One è una di queste.

Quest'automobile nasconde sotto la sua fantastica linea dei componenti veramente tecnologici, ma sopratutto, con prestazioni che non ci si aspetterebbe da un'automobile alimentata puramente con l'elettricità.
Partiamo subito parlando del design esterno, perché nelle auto elettriche non c'è la necessità di creare prese d'aria o sfoghi per l'aria calda nella carrozzeria, siccome un'auto elettrica non necessita di un raffreddamento esasperato. Infatti la griglia anteriore, per esempio, presenta una linea così elegante e massiccia proprio per questo motivo. Le luci poi presentano uno stile 3D che li rendono sportivi e allo stesso tempo rendono l'auto futuristica. 

Passando poi al motore si subisce un "trauma" scoprendo che la Rimac One è dotata di quattro motori elettrici che permettono all'auto di raggiungere l'esorbitante potenza di 1088 hp. Ebbene sì, la Rimac One è capace di 1088 hp suddivisi in circa 60% nel posteriore e 40% all'anteriore, e per non farsi mancare niente la coppia raggiunge i 1600 nm. Per la cronaca ricordo ai nostri lettori che un motore elettrico può sfruttare la propria coppia fino dai 0 rpm, e cioè fin da subito. Questa incredibile dote viene sfruttata al massimo dalla One che raggiunge i 100 km/h in soli 2.8 secondi, nonostante i quattro motori, tutto il pacco batterie più il corpo vettura, che alla bilancia fanno raggiungere a quest'auto i 1950 kg.
Ma come per un motore a combustione non può mancare la benzina, per un motore elettrico non possono mancare le batterie che nella Rimac sono batterie al litio-ferro-fosfato da 1400 celle, raffreddate al gas Freon tramite pompe di calore ad alta tensione, con una capacità massima di 91 KWh. Ma a parte tutti questi dati tecnici la cosa che vuole sapere l'acquirente di un'auto elettrica è l'autonomia che ha la stessa. Cosa che sorprende è che nonostante la potenza di cui dispone quest'auto l'autonomia è di 500km, per cui difficilmente si resterà a piedi perché l'energia è finita.
La Rimac One è poi dotata di un sistema Torque Vectoring che distribuisce la potenza ad ogni ruota in base alle necessità. La One è infatti un'auto a quattro ruote motrici, per cui il sistema Torque Vectoring abbinato alla trazione AWD dona all'auto delle doti dinamiche e una manggevolezza come poche. Quest'abilità e dimostrata dal fatto che la Rimac in curva può toccare gli 1.4 g di forza laterale (basti pensare che la tenuta della Nissan GTR è elevatissima, e in curva raggiunge gli 1.2 g).
Gli interni curati dell'auto
Passiamo poi agli interni che sono sviluppati attorno al guidatore in modo che si senta a proprio agio e possa avere il controllo delle proprie azione, dato che tutti gli strumenti che servono sono posizionati ergonomicamente in modo che siano facilmente raggiungibili ma soprattutto semplici da usare per evitare distrazioni alla guida. Al centro della console è presente un grande display touchscreen che permette di controllare tutte le funzionalità dell'auto. La qualità degli interni raggiunge alti livelli visti i sedili semi-sportivi in pelle, i dettagli in carbonio, la pedaliera in acciaio con tutti i sistemi di azionamento dei pedali in vista e altri dettagli che danno all'ambiente un senso di lusso e precisione costruttiva. 

Per ultimo parliamo del prezzo. Infatti con i suoi 980.000 dollari non è accessibile per tutti ma, per questo prezzo ci si può portare a casa la rivale elettrica della Bugatti Veyron.Che altro rimane da dire...
WELCOME TO A NEW AGE

Mitsubishi GTO: non una muscle car americana ma una sportiva nipponica



La Mitsubischi è una famosa casa produttrice di componenti elettronici, elettrodomestici, e anche auto, se non le producesse non ne parleremmo.
Seconda serie della GTO


Il modello di cui parlerò non è la solita Mitsubishi da rally ma una versione sportiva nata per la strada fatta da due case automobilistiche la Mitsubishi e la Dodge(il nome del modello è Dodge Stealth).
La Dodge produsse gli stessi modelli della Mitsubishi a differenza della GTO, questa dotata di un motore V6 DOCH twin turbo (doppia sovralimentazione) che a 6000 giri al minuto eroga 206 kw cioè 276 CV e 426 Nm di coppia motrice a 2500 giri al minuto nella seconda generazione 320 CV(conosciuta in giappone con il nome di HSX), stesso motore in dotazione alla Mitsubishi 3000GT VR-4 o 3000GT (nome valido per l'Europa) e Dodge Stealth R/T twin-turbo (valido per USA e Canada) 
Dodge Stealth prima serie
Mitsubishi GTO prima serie


Mitsubishi HSR



La Mitsubishi non ha specificato da quale auto questa ha preso spunto ma io una idea me la sono fatta, cioè la Mitsubishi HSR II che è stato uno dei vari concept prodotti da Mitsubishi per la ricerca aerodinamica (dotata di motore da 2 litri a 4 cilindri sovralimentato da 295 Cv che spingeva questa vettura a 300 km/h) nella fine degli anni '80; più facile conoscerla per i giochi ( Gran Turismo 4-5-6 ).





L'auto per distribuire al meglio la potenza utilizza un sistema di trazione integrale(questo grazie a un sistema idraulico riusciva a far ruotare le ruote posteriori in fase con quelle anteriori sopra i 60km/h per garantire maggiore maneggevolezza e tenuta) con differenziale a slittamento limitato, inoltre ha quattro ruote sterzanti, un alettone posteriore regolabile elettricamente per modificare la spinta aerodinamica verso il basso e uno spoiler anteriore con effetto Venturi anch'esso a comando elettronico.
Tutte le versioni sono dotate di molti dispositivi elettronici che rendono l'auto sicura, dal punto di vista della sicurezza nell'abitacolo, da guasti elettrici e sulla strada; e a proposito di ciò la GTO assieme alle altre versioni è stata proclamata dal NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) una tra le auto nipponiche più sicure per i suoi tempi grazie a una rigida struttura perimetrale del telaio in acciaio e alluminio.
Tutto questo viene accompagnato da discreti tempi di accelerazione, come lo sono i suoi da 5,7 secondi da 0 a 100 km/h e da una velocità massima di 250 km/h circa. La GTO è una vettura che fece parte di quella cerchia di auto giapponesi come la Toyota supra, la Nissan Skyline, la Mazda RX7 e la Honda NSX che negli anni '90 competevano fra loro. 
La GTO ha una parente semi-omonima chiamata FTO che a parte alcune lettere nel nome ha in comune anche la data di fine produzione cioè alla fine dell'estate del 2000 a causa che la Mitsubishi non volle riadattare queste auto per i severi crash test.



La FTO montava nella versione più potente un propulsore V6 da 2 litri con una potenza di 200 CV.